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Segnaliamo che, nello scorso mese di ottobre è comparsa su alcune testate giornalistiche (link), la notizia che, nel Lazio, la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, al termine di un’inchiesta sullo smaltimento irregolare di rifiuti sanitari, aveva contestato ad alcune persone i reati di: traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e associazione per delinquere.

La stampa parlava di ipotesi di traffico illecito di rifiuti che avrebbe visto coinvolte le aziende appaltatrici che smaltivano rifiuti sanitari presso diversi ospedali del Lazio, nonché l’esistenza di un’associazione a delinquere tra i responsabili di queste aziende e le aziende sanitarie.

Secondo quanto riportato nell’articolo, la società incaricata di smaltire i rifiuti presso alcuni ospedali conferiva gli stessi classificandoli come non pericolosi, anche se tra gli stessi erano stati rinvenuti ingenti quantitativi di rifiuti identificabili come pericolosi.
Erano poi state contestate alla società incaricata dello smaltimento di rifiuti sanitari, i reati di truffa aggravata e di frode in pubbliche forniture a danno degli ospedali per aver alterato i pesi dei rifiuti caricati presso gli stessi, con la complicità dell’azienda alla quale gli stessi venivano conferiti. Uno stratagemma che avrebbe permesso di accumulare ingenti profitti, a danno della ULSS. In pratica, le aziende non pesavano i rifiuti in partenza presso gli ospedali e riuscivano a gonfiarne il peso a destinazione.

Per questo, la procura antimafia ha ipotizzato l’esistenza di un’associazione per delinquere tra i responsabili delle società che gestivano i rifiuti: sarebbero stati loro a mettere stabilmente a disposizione del piano criminoso gli impianti e la struttura delle rispettive aziende.
Presso uno degli ospedali, inoltre, la società appaltatrice smaltiva anche rifiuti non figuranti tra quelli oggetto del contratto di appalto e per i quali sarebbe stata la municipalizzata a dover provvedere, a fronte del solo pagamento della Tari.

Anche in questo caso, ne sarebbero derivati indebiti profitti per la società con conseguente danno, invece, per l’azienda sanitaria locale. Infine, erano state accertate numerose violazioni di norme amministrative sullo smaltimento di rifiuti sanitari e irrogate sanzioni per più di 500 mila euro.

Quanto sopra è ciò che ha riportato la stampa nel merito della questione.

Nel merito preme, invece, evidenziare che quanto imputato all’azienda appaltatrice del servizio di smaltimento dei rifiuti è potuto accadere sfruttando la mancanza di formazione e/o la buona fede del personale delle aziende sanitarie, che hanno affidato in toto il servizio a terzi, senza preoccuparsi di verificare se lo stesso veniva svolto secondo quanto previsto dal contratto in essere e secondo le regole generali della gestione rifiuti.

È importante, inoltre, evidenziare che sono stati indagati e imputati gli stessi soggetti delle aziende sanitarie.

È l’occasione, quindi, per riconfermare che è sempre necessario che le Aziende Sanitarie si attivino per verificare e gestire in prima persona il conferimento dei rifiuti e che lo facciano utilizzando personale appositamente formato a tale scopo.

Ricordiamo che il primo passo per la corretta gestione dei rifiuti, consiste nella corretta separazione degli stessi all’interno dei singoli reparti e nel controllo dei quantitativi prodotti. La cognizione di causa normativa e comportamentale è, quindi, un punto di riferimento importante e necessario affinché le Aziende Sanitarie siano in grado di rispondere ai precetti della disciplina dei rifiuti.

Ciò impone che tutto il personale medico e infermieristico sia formato sulle corrette modalità di gestione dei rifiuti, in maniera tale da gestirli secondo quanto impone l’applicazione della speciale disciplina.

 

Venezia, 29/12/2016